TROPPO BELLI PER ESSERE VERI

di Marta Stella
Responsabile comunicazione e Consigliere delegato Borio Mangiarotti

Il tema di questo quinto numero di Urbano, le riproduzioni, mi ha subito fatto pensare a due aspetti legati al nostro lavoro di developer e general contractor. Uno più tecnico, legato alla gestione del progetto, e uno più commerciale, legato alla comunicazione del progetto stesso.
Parto dal primo. Nel nostro settore, ormai da tempo, è centrale parlare di digitalizzazione del processo, ovvero di BIM. Il BIM (Building Information Modeling) indica un metodo per l’ottimizzazione della pianificazione, realizzazione e gestione di costruzioni tramite l’aiuto di un software, con il quale tutti i dati rilevanti di una costruzione possono essere raccolti, combinati e collegati digitalmente.
In tema di “riproduzioni” possiamo dire che anche il nostro progetto assume il carattere di un “gemello virtuale” del futuro edificio reale.
“Riproduciamo” virtualmente la casa in tre dimensioni ancora prima che essa esista in realtà, per permetterci di gestire più efficientemente le varie fasi progettuali, per consentire in futuro una sua più funzionale manutenzione e per monitora-ne il ciclo di vita. Essere impegnati nella gestione di cantieri residenziali, dentro contesti urbani di rigenerazione, vuol dire massima efficienza nel coordinamento di tutte le figure coinvolte: progettisti, imprese, committenti, fornitori.
Il mercato chiede di arrivare a un prodotto finale sempre più allineato alle esigenze degli utilizzatori e in grado di garantire le condizioni di comfort, efficienza e qualità per l’abitare. Lavorare in BIM è quindi una opportunità per essere più competitivi nella fase di costruzione ma anche in quella di manutenzione post consegna del manufatto.
Il BIM in questo senso può giocare un ruolo fondamentale ma, per mettere a terra il vero potenziale della digitalizzazione nel settore costruzioni, dobbiamo riuscire a portare questa innovazione nei cantieri. Dobbiamo coinvolgere la catena di fornitura e sviluppare un sistema integrato che certamente comprenda il BIM, ma si amplii nella definizione di strategie e processi in grado di creare un ambiente inclusivo per l’intera catena del valore. Le imprese che hanno riconfigurato i loro processi verso modelli di gestione digitale del cantiere hanno investito in competenze e strumenti dando valore al cambiamento.
Passiamo ora da un aspetto più tecnico a uno più commercia-le, perché, si sa, anche la vista e la comunicazione vogliono la loro parte.
Un tempo i progettisti proponevano il proprio lavoro al committente attraverso piante, sezioni e prospetti e più in generale, attraverso disegni 2D. Talvolta servendosi anche di modelli, schizzi realizzati a mano e acquerelli.

Oggi le cose sono cambiate, ci si avvale di tecnologie avanzate e spesso si utilizzano rendering foto-realistici. L’essere umano è fortemente influenzato dalle percezioni sensoriali.
Il modo in cui riusciamo a capire e adattarci è basato sull’abilità di percepire, vedere e concettualizzare pensieri e idee. Viviamo in un’epoca nella quale siamo costantemente bombardati da immagini, sottoposti a stimoli visivi continui e ormai abituati a dover “vedere” sempre per poter capire e per poter credere. Non stupisce quindi che in questo contesto un’immagine dettagliata sia uno dei metodi più efficaci di comunicazione e che sia diventato un must nel nostro mercato. 
Noi da decenni vendiamo “case sulla carta”, ovvero case ancora in costruzione, e questo presuppone un elevato livello di immaginazione (e di frustrazione) per chi compra. I clienti hanno bisogno di “vedere”, magari anche di “toccare con mano”. Negli anni il marketing si è dovuto dotare di diversi strumenti per accorciare questa distanza tra il reale e l’immaginario. Sono nati così diversi modi di riprodurre a due o tre dimensioni la casa prima che essa esista, per poterla raccontare in modo completo e per permettere alle persone di visualizzarla. Da qui l’utilizzo di render, di plastici, di virtual tour o degli appartamenti “campione” che riproducono fedelmente e in scala reale la futura abitazione.
Ovviamente nel mondo della comunicazione la tendenza è quella di rendere la casa un oggetto aspirazionale, pertatanto si tende spesso a riprodurre una realtà al meglio delle possibilità, con l’utilizzo di dettagli, luci ben calibrate e uno spasmodico uso del verde.
Lo scopo non è quello di generare illusioni ma di far sognare, esplodendo tutte le potenzialità del progetto.
Nulla di diverso da quanto avviene con immagini commerciali di cibo o abiti indossati da chi li valorizza al meglio.
Oggi il livello di resa dei render è diventato tale da non riuscire a distinguerli dalla realtà, tanto da ricevere spesso chiamate di persone che pensano che l’edificio sia già costruito e in pronta consegna. 
La tecnologia accorcia sì le distanze tra ciò che è reale e ciò che non lo è ma rende spesso labili i confini. Troppo belli per essere veri. Ma anche troppo veri per essere finti.